Sasso di Sesto

I veterani del Sasso di Sesto ci raccontarono di come, per tutta l’estate, ci furono feroci combattimenti continui e giornalieri per la conquista e la difesa della montagna, una vera e propria spina nel fianco austriaco. Raggiungerlo non era affatto semplice ed i nostri avevano iniziato la costruzione di un’opera formidabile: una galleria di quattrocento metri che trapassava da parte a parte il monte Paterno rendendo molto più sicuro gran parte del percorso ...” (dal libro Il soldato che correva, capitolo Il ghiaccio o la battaglia dei trogloditi).

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Rifugio Locatelli-Innerkofler, sormontato dal Sasso di Sesto, teatro di terribili battaglie durante la prima guerra mondiale.

Il Sasso di Sesto, Sextenstein, in mano austriaca, venne occupato dagli dagli italiani con una coraggiosa azione congiunta di fanti e alpini tra il 14 e il 17 agosto 1915, perdendo tra morti, dispersi e feriti circa 600 uomini. L’azione vide gli italiani avanzare nella conca tra le Tre Cime e il Sasso di Sesto, detta Grava Longa, costellata di massi, al riparo dei quali, a volte passando anche le notti all’addiaccio, i soldati avanzavano a balzi. Ben presto l’area si riempì di cadaveri e lamenti di feriti. Gli austriaci tenteranno invano più volte di riconquistare la montagna, in combattimenti che spesso si trasformavano in corpo a corpo, come la battaglia dei trogloditi (così definita dall’ufficiale medico Antonio Berti), descritta nel libro, tra il 21 e il 22 aprile 1917. Nell’azione gli attaccanti, scavando delle gallerie nella neve e cogliendo di sorpresa gli italiani, riuscirono a riconquistare per qualche ora a riconquistare la cima. Questi ultimi grazie anche all’appoggio dell’artiglieria riusciranno il giorno seguente a riprendere definitivamente la montagna. Curiosamente tra le file austriache partecipò alla battaglia, fingendosi uomo, anche una donna, Viktoria Savs che rimase ferita.

La sommità del Sasso di Sesto sfigurata dai colpi austriaci

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