Alcuni luoghi, in conseguenza di fatti particolarmente cruenti, vengono definiti sacri e il monte Piana coi sui 14.000 giovani caduti di ambo gli eserciti, potrebbe essere definito tale. E’ quindi auspicabile che chiunque si appresti a calpestare il suolo del monte, il sacro suolo, porti il dovuto rispetto sotto forma di silenzio per le sofferenze inaudite, e per le battaglie e per il clima, a cui furono sottoposti decine di migliaia di soldati. Ovunque poggi il piede del visitatore, ogni metro di roccia, ogni manciata di terra, ogni pietra è impregnata di sangue e di sofferenza, di dolore e di paura. L’animo sensibile, camminando, percepisce il grido di dolore che si leva da terra, quella stessa terra, oggi come allora, sconvolta dalle esplosioni, dalle trincee, dalle postazioni e dalle gallerie. Silenzio che sia di esempio a chi visita il monte e non sa, silenzio per non dimenticare 14.000 tragedie, silenzio come il più alto grido contro la violenza umana.
Viaggio dentro le trincee austriache devastate dai colpi italiani: guarda il video.
Le trincee e le postazioni italiane: guarda il video.
La desolata superficie del Monte Piana, oggi facile meta turistica, fu teatro di sanguinosi e violenti combattimenti per l’intera durata del conflitto. Si stima che in questo piccolo fazzoletto di terra siano caduti 14.000 uomini di ambo le parti. Gli assalti e i contrassalti, che a volte si trasformavano in corpo a corpo, furono continui e per intere giornate le rispettive artiglierie martellavano le postazioni nemiche, sconvolgendo il terreno e le opere difensive. In particolare le artiglierie italiane bombardavano meticolosamente le linee austriache e le difficili vie di accesso. Nel settore austriaco, in talune giornate, potevano cadere oltre 1000 colpi rendendo estremamente difficile la sopravvivenza agli uomini arroccati sulla cima nord del monte. Ancora oggi l’intera superficie della montagna, sia nel settore austriaco che in quello italiano, appare sconvolto da una miriade di buche frutto di esplosioni e da una serie ininterrotta di trincee, camminamenti, postazioni, gallerie.
Visuale del campo di battaglia
Nella foto in basso a sinistra il settore austriaco (chiamato dagli austriaci monte Piano) visto dagli avamposti italiani. Nella foto a destra il settore italiano visto da una buca per mitragliatrice conquistata dagli italiani e che rappresentava il punto più avanzato conquistato dalle nostre truppe, a pochi metri dalla trincea austriaca. I soldati da una trincea all’altra avrebbero potuto parlarsi.
Testimonianze di vita e morte
Il terreno devastato
Postazioni
Trincee
Teleferica austriaca
Percorsi di accesso
Gli austriaci potevano raggiungere la sommità del monte attraverso un difficile sentiero (quasi interamente visibile nella foto di sinistra) che partendo dalla zona del lago di Landro risaliva il fianco della montagna. Esposto al tiro nemico e alla caduta di valanghe vide la morte di numerosissimi portatori che dovevano assicurare il costante rifornimento di munizioni, armi, cibo, acqua, materiale da costruzione. Per limitare le perdite e facilitare i rifornimenti gli austriaci costruirono in seguito una lunga teleferica. Gli italiani costruirono invece un’ardita strada militare (foto di destra, ripresa dalle Tre Cime di Lavaredo) prima dell’inizio delle ostilità che si rivelò di fondamentale importanza durante gli estenuanti combattimenti tra il 1915 e il 1917. Al termine della strada, sulla sommità del monte, si nota l’edificio dell’attuale rifugio Bosi, nel luogo già sede del comando italiano.
Per approfondimenti in internet sulle battaglie del monte Piana si consiglia, tra gli altri, il sito dell’Associazione Amici del Monte Piana, il benemerito gruppo di volontari che si occupa della manutenzione del Museo all’aperto del Monte Piana.
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