Anteprima

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Il soldato che correva

Parte Prima

Il mare

Non dormo da anni. Le lunghe ed interminabili ore notturne mi lasciano in eredità soltanto stanchezza e ansia, agitate per lo più da fantasmi irrequieti che da lungo tempo si aggirano nelle pieghe tortuose e nascoste della mente. La giovanile innocenza della notte si è persa allorché, improvvisamente, la vita decise di arrotolarsi, in base ad un misterioso disegno, attorno a strane pieghe costringendomi a partecipare ad eventi che mai avrei creduto possibili; fu così che mi ritrovai tutt’a un tratto uomo adulto, molto diverso da come me lo ero immaginato in gioventù …


Dalla pianura

Le ultime case di Mestre sono alle spalle del convoglio, la grande pianura veneta si mostra limpida dinnanzi a me e già, in lontananza, dove termina il piano, a non più di una cinquantina di chilometri, si intravedono le Alpi. Non avevo mai visto, prima d’ora, siffatte montagne; a me, uomo di mare, paiono impressionanti. Simili ad un muro che si erge improvviso a sbarrare la pianura. Imponenti, alte, innevate. Poi, avvicinandosi, il muro che da lontano sembrava invalicabile mostra le sue crepe, formate dalle valli dei fiumi che scendono ad arricchire la pianura …


La montagna

In un’alba fresca e nuvolosa, in cui l’oscurità non ha ancora ceduto il passo alla luce, lasciamo la caserma. Durante la notte non ho chiuso occhio e sebbene non lo voglia ammettere sono pervaso da un certo senso di inquietudine. Mi sento solo, lontano da casa, in un ambiente ostile che non è il mio, ho paura che mi succeda qualcosa. Quel che più mi angoscia è la paura dell’ignoto, è il non sapere se, sulle montagne, andremo a combattere, se ci cacceremo nei pericoli, se ci sarà qualcosa di terribile o se niente di tutto ciò avverrà. Silenziosi sui carri, lasciamo la città alle spalle …


L’acqua

Li vediamo arrivare freschi, puliti, le divise immacolate, sbarbati a dovere, i fucili oliati e lindi, la maggior parte dall’Italia centrale e meridionale; inesperti, senza le idee chiare sulle disposizioni in campo sia nostre che degli austriaci, stupiti di trovarsi in un ambiente tanto ostile, ma soprattutto spaventati dal nostro aspetto, dai visi provati, dalle divise consunte, dal via vai di barelle insanguinate, dalle croci nel bosco, dal rumore dei cannoni incessante …


La quiete

Tre giorni di licenza. Mi stupisco d’avere a disposizione tante ore e tanti giorni lontano dalla minaccia incombente della morte. Mi pare un mondo meraviglioso quello dove non devi nasconderti, accucciarti, pregare che il colpo non arrivi proprio a te o dove puoi camminare per strada senza paura o, ancora, dove puoi dormire sonni tranquilli …


La roccia

Le Tre Cime di Lavaredo sono il nostro nuovo settore. Finalmente Tino potrà mostrarci il suo monte Piana, perfettamente visibile dall’alto della zona delle Tre Cime. Più di una volta, in tempo di pace, egli si era recato nella nostra nuova zona operativa, girandola in lungo e in largo; ce la presenta come il regno del silenzio che tutto sovrasta. È un silenzio assoluto che accompagna un paesaggio selvaggio e sassoso di rara bellezza, lui crede unico al mondo. Le parole gli escono dalla bocca senza che noi gli chiedessimo nulla, ne parla con trasporto e partecipazione, cosa rara in Tino. Il suo sguardo si perde nel vuoto, in lontananza, a ricordare i momenti felici nei luoghi a lui cari. Luoghi che lo hanno visto crescere e lavorare fino a pochi mesi orsono …


Il fondovalle

Con grande disappunto apprendiamo la nostra prossima meta: si torna al Son Pouses e ai Cadini. Notizia peggiore non poteva raggiungerci e come se non bastasse il trasferimento avverrà a piedi, passando per Cortina. Al Passo Tre Croci il tempo cambia e ritroviamo la conca di Ampezzo nel suo aspetto abituale, bagnata da una fitta e umida pioggerella.
Al primo rompete le righe a Cortina, ci precipitiamo tutti e quattro all’ospedale 040, ma questa volta siamo psicologicamente pronti ai mostri.
Senza indugio, guardando diritto davanti a noi, arriviamo nella stanza del Vecio. Ostenta gioia nel vederci, ma non è una gioia sincera, o almeno non lo è per lo stato psicologico in cui versa …


Le aquile

Mi racconta Tino che ci sono anni durante i quali i mesi di settembre, ottobre e a volte novembre, paiono un prolungamento dell’estate; l’aria durante il giorno è piacevolmente tiepida e la natura si esalta con una varietà di colori particolarmente vividi, specie nei boschi di larice che assumono tonalità diverse, dal giallo al rosso man mano che la temperatura si abbassa e che gli aghi, via via più deboli, cadono spogliando gli alberi; altre annate, al contrario, vedono l’arrivo precoce dell’inverno, con cime prematuramente ricoperte di neve il cui limite si abbassa velocemente fino ad imbiancare i fondivalle ben prima dell’inizio dell’inverno.


Parte Seconda

 … continua coi seguenti capitoli:

Un lungo inverno
Fiamme primitive
Il ghiaccio o la battaglia dei trogloditi
L’uomo primitivo
La nebbia
Nero e bianco

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